Sotto la doccia continuavo ad arrovellarmi le cervella per trovare una possibile motivazione a quell’omicidio.
Una volta pulito, dalla giornata lavorativa, mi misi a letto; la notte avrebbe portato consiglio, forse.
La sveglia suonò presto e, come prima cosa, mi preparai la colazione: tazza di caffè nero e una ciambella glassata alle fragole. Il mattino è sempre un po’ traumatico, facendo questo lavoro non si sa mai se stai avendo un incubo o se lo stai vivendo. Aprii la porta e trovai il giornale; in prima pagina naturalmente il macabro ritrovamento del giorno precedente.
Arrivato in ufficio, sulla mia scrivania, trovai il rapporto di Henry; non c’era nessun tipo di impronta sul cadavere, provò anche con i fumi di iodio, con il krome-kote e l’elettronografia. Funziona come una radiografia in emissione elettronica; è un metodo per trovare le impronte digitali sulla pelle. Naturalmente non trovò nulla.
Decisi di fare un po’ di ricerche su internet per vedere se trovassi qualcosa, magari in qualche altro paese in passato c’erano stati casi analoghi a questo. Aperto uno dei tanti motori di ricerca misi qualche parola chiave: omicidio, dita tagliate, parco. Naturalmente tutti i primi collegamenti portavano alle principali testate giornalistiche con il loro nuovo scoop. Sulla seconda pagina però trovai un link interessante; riportava al sito di una libreria multimediale, e per essere precisi al libro di un certo Hamilton Artichoke, L’ultimo Racconto. Mentre cercavo di acquistare il romanzo, arrivò una chiamata che segnalava un altro macabro ritrovamento. Confermata l’operazione di pagamento, corsi sulla scena del crimine.
Arrivai sul posto ed ecco il corpo, stessa posizione dell’altro, stesse mutilazioni, stesso modus operandi. Solo il parco era diverso. Tornai in centrale, firmai i vari verbali e mandai un’email a Henry; sapevo già l’esito delle sue analisi, un altro punto morto. Decisi di prendermi una giornata libera, un paio di birre sarebbero servite.
La maggior parte dei poliziotti non hanno una vita fuori dal distretto, io si. Spesso esco a bere dopo il lavoro, anche durante. Più di una volta ho tardato in ufficio perché dovevo riprendermi dal dopo sbronza, ma alla fine quello che interessa è raggiungere il proprio scopo. Risolvere il caso.
Non è una sbronza o una rissa che fanno un buon Detective. Conosco un sacco di piedi piatti modello; smistano scartoffie dietro una scrivania; non bevono ma non risolvono neanche casi. Assieme alla terza pinta arrivò l’email di conferma di acquisto del libro, sarebbe arrivato l’indomani con il corriere.
Media dopo media tirai l’ora dell’aperitivo, così decisi di continuare a bere, giusto per non sfigurare con la bionda che mi si sedette vicino.
“Ciao” le dissi.
“Hola tesoro. Sei di queste parti?”
“Solo quando ho voglia di bere. Cosa prendi?”
“Quello che prendi tu.”
“Due Gin Tonic”
Il barista preparò i drink e me li porse, pagai il conto.
“Grazie tesoro, alla tua. Comunque piacere Wanda”
“Alla tua. Philip.”
Wanda non era male, minigonna, tette giganti, gambe da urlo, chioma alla Marilyn Monroe, trucco curatissimo. Si, finirci a letto sarebbe stato un bel fine giornata.
Mentre fantasticavo su tutte le posizioni del Kamasutra, mi squillò il telefono. Era Henry, aveva trovato la patente del primo cadavere. Era stata messa sotto la pelle dell’addome della seconda vittima.
“Wanda, mi spiace, ma devo scappare. Il lavoro chiama.”
“Ma no, di già? Dai datti malato e stai qui, ti curo io.”
“Non posso pupa, mi spiace.”
Lasciai il pub e mi diressi in centrale.
“Ciao Henry, dimmi tutto.”
“Philip puzzi come una distilleria.”
“Almeno cambia un po’ l’aria di morte che c’è qui dentro.”
“Mah, se lo dici tu. Comunque, stavo analizzando il corpo ritrovato stamane e proprio sotto la cute addominale guarda cos’ho trovato: la patente della prima vittima. Abbiamo un nome: George Sullivan”
…continua…
Adesso sono sinceramente curiosa per la terza parte!
🙂 grazie!
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http://www.theincipit.com/2013/11/il-paese-che-non-dorme-mai-oreste-poverello/#comment-47811