L’assassino eseguì un taglio, per poter inserire il documento all’interno del corpo per poi ricucirlo, di precisione chirurgica.
Una volta acquisito quest’ importantissimo indizio, mi recai subito al computer per controllare se Mr. Sullivan fosse schedato nel nostro database, naturalmente dopo aver preso un’aspirina per il dopo sbronza.
Nulla, George risultava pulito; niente multe, nessuna denuncia per guida in stato d’ebrezza o risse, paga pure le tasse regolarmente. Trentasette anni, blogger. Non mi quadrava nulla, così decisi di andare a riposare un po’ sul divano di casa mia. Tirai le dieci del mattino, ero sveglio da quasi un giorno intero; un bicchiere di whiskey mi avrebbe aiutato. Per essere sicuro me ne versai due.
Intento a sorseggiare il mio distillato, il corriere arrivò per la consegna del libro che ordinai giorni prima. Tempismo perfetto, dovevo cacare. Ritirai il pacco, scarabocchiai le mie sigle sul palmare dell’autista, scartai il mio acquisto, lo aprii e rimasi di stucco; nella seconda copertina c’era la biografia dell’autore e una foto di Hamilton Artichoke. Era il secondo cadavere. Appoggiai il libro sul mobile dell’ingresso e andai a fare quello che dovevo; liberare le viscere e riposarmi.
Dopo qualche ora di sonno e recuperato l’hangover, tornai in centrale e comunicai la mia scoperta. Feci un po’ di indagini nel nostro cervellone elettronico, ma nulla; incensurato anche il nostro scrittore. Ora avevo due dubbi da risolvere: il primo era capire il motivo di tutto questo macello, il secondo era se avrei mai rivisto la pupa della sera prima. Visto che col caso non si riusciva a proseguire, tornai al bar.
Ero riuscito a bermi quattro pinte, ma di Wanda nessuna traccia; saldai il conto e decisi di avviarmi verso l’auto per rientrare in ufficio. Prima di salire in macchina mi accesi un’ultima sigaretta e ad un tratto mi sentii chiamare da una voce femminile.
“Hey, scusami!” – Era la cameriera, avevo dimenticato il libro sul bancone.
Tornai in ufficio, di notte era molto più vivibile, così riaccesi il mio computer ed iniziai a leggere il mio libro. Fino alla prima metà sembrava descrivere le nostre scene del crimine. L’unica cosa che non mi tornava, erano le identità dei personaggi e naturalmente il movente; ma per scoprirlo probabilmente dovevo arrivare alla fine del romanzo o risolvere il caso. O entrambi.
La trama del libro accomunava i due cadaveri, entrambi erano scrittori e, continuando a leggere, scoprii che collaboravano insieme ad un progetto di scrittura; lavoravano per una casa editrice ed insieme ad altri scrittori, pubblicavano mensilmente una collana di racconti noir. Purtroppo il tutto non funzionava così, dopo qualche pubblicazione, gli scrittori decisero di smettere con il loro progetto e produrre nuovi racconti. Un lettore, fanatico della serie ed ex studente di medicina, prese di mira tutti gli scrittori e decise di eliminarli uno per uno, privandoli della cosa a loro più preziosa: le dita. Una volta recise, le conservava nell’armadio dentro dei barattoli pieni di formaldeide. I denti li estraeva solo per non renderli identificabili.
Noi all’obitorio avevamo due cadaveri, un blogger ed uno scrittore. Per quel che ne sapevamo non avevano mai collaborato a progetti di scrittura.
Quello che mi inquietava maggiormente era che nel libro c’era una schiera di cinque cadaveri e il terzo venne trovato due giorni dopo il secondo. Stesso modus operandi, ma cambiava la scena del crimine. Il cadavere veniva trovato in un casolare.
Mobilitai subito gli agenti per organizzare delle squadre di appostamento, nella maggior parte dei vecchi casolari o strutture abbandonate. Erano tantissime, ma dovevamo provare.
Mentre cercai su internet possibili luoghi da sorvegliare, rientrò Henry, e una volta aggiornato sugli sviluppi delle ultime ore, iniziammo a ripercorrere assieme il modo di uccisione e conservazione dei cadaveri e in quel momento il nostro coroner ebbe un’intuizione.
…continua…