Considerazione da Ex Freelance

Dopo un po’ di mesi che sono tornato a fare il lavoratore dipendente, ho deciso fare un po’ il punto della situazione su cosa io vedo e leggo, ogni giorno, sulle piattaforme social da parte di amici freelance o pseudo tali.

Innanzitutto tengo a precisare che tutto ciò che ho fatto in quasi 3 anni da libero professionista lo rifarei. Avere la libertà di gestire i propri tempi, orari, giornate e lavori è qualcosa di fantastico. Con questo non mi riferisco a tutte le baggianate che vedete sponsorizzate tra Facebook e Instagram tipo: “Fai il lavoro dei tuoi sogni in ogni parte del mondo.”

Regà, io quando sto in vacanza, sto in vacanza, non lavoro. E per lavorare non mi sposto di certo ai caraibi. Fare il freelance è uno stile di vita ma bisogna avere il giusto set mentale (mindset userebbero dire gli utenti più anglofoni), e soprattutto serve organizzazione. Gestire il proprio tempo non è poi così semplice come sembra: telefonate, messaggi, email, distrazioni varie.

“Ma quando lavori in proprio, fai un lavoro che ti piace e lavorare non ti pesa.”

Vero ma vi assicuro che dopo un tot ore lavorate sei stanco e vuoi fare altro. Leggere, guardare un film, disegnare, uscire o guardare un porno. Insomma anche i liberi professionisti hanno bisogno di staccare la spina.

Perché ho smesso di fare il freelance?

Mah, me lo chiedete in tanti e le risposte sono molteplici.

Prima su tutte è che mi si è presentata una grossa opportunità sia come crescita professionale, che come RAL annuale. Diciamocelo, nessuno lavora per hobby, a parte quel mentecatto di un mio ex collega.

Poi a farmi cambiare idea ha influito anche il nostro bel Paese: l’Italia non è fatta per i piccoli imprenditori. Tasse, INPS e spese varie uccidono queste figure. Non fai in tempo a metterti da parte qualche soldo che tac, arriva una nuova tassa o comunicazione da parte del commercialista.

Io sono tra i pochi fortunati che riusciva a lavorare e guadagnare dei soldi, perché principalmente ho sempre avuto clienti di fascia medio alta. Cosa significa?
Semplice, sono clienti che pagano il tuo lavoro. Non ho mai dovuto fare la guerra al ribasso per portare a casa un lavoro. Il mio prezzo era chiaro, se l’azienda aveva piacere a lavorare con me bene, altrimenti amen.

Ho fatto anche lavori a basso costo per venire incontro ad amici e colleghi. Qualcuno ha provato a lucrarci ma è stato bellamente mandato a fanculo.

Mi sono scontrato con pseudo agenzie che offrivano lavori da “copy” a 25€ lorde per testi da 1000 parole, naturalmente SEO oriented, in cambio di formazione basata su link di blog esteri. Altri che pagavano news da 500 parole, sempre scritte in modalità SEO, a 10€ lorde. Il tutto poi corredato da pagamenti a 30 giorni che sistematicamente diventavano 90.

Le stesse agenzie che su vari gruppi social promuovevano il lavoro gratuito in cambio di formazione per poi, qualche mese dopo, inveire contro quei poveri freelance che prendevano lavori a basso costo pur di poter fatturare qualcosa per pagarsi le rate del mutuo, una birra o le sigarette.

Fatemelo dire: il mondo dei liberi professionisti italiani è una merda. Lo Stato fa la sua parte ma molte agenzie speculano su queste figure e più grandi sono e più grosse sono le inculate che danno.

Per non parlare poi dei guru da sagra di paese che solo perché qualche anno prima hanno avuto la fortuna di comprare qualche follower in più, oggi pensano di poter fare la voce grossa nel confronto dei piccoli, offrendo lavori a prezzi da fame, o talvolta gratis, in cambio di visibilità.

Il lavoro va pagato il giusto, e quel “giusto valore” siete solo voi a definirlo. Naturalmente deve essere in linea con i prezzi di mercato.

In questi mesi ho ripreso a usare i social network come svago, non più come lavoro, e quello che ho visto da parte di molti “ex colleghi” è il continuo millantare le proprie doti e conoscenze lavorative, a discapito di altri “colleghi”.

Bello mio, se sai fare una cosa, non c’è bisogno che spari merda su un altro. Taci e lavori.

Ma il mondo del web 2.0, 3.0 a quanti cazzo de .0 siamo arrivati? Vabbè, il digital è diviso in 2 mondi:

Chi fa e chi insegna.

Chi insegna non sa e chi sa fa. Un po’ come quel vecchio detto cinese, milanese o brianzolo non ricordo. Detto alla mia maniera credo suoni meglio: “Se non sai fare un cazzo di concreto, diventa docente di qualcosa che va alla grande”.

Tutti che si occupano di formazione, mentoring, webinar ma non sanno manco loro come stare al mondo. Sono solo un branco di fannulloni fortunati che si sono trovati nel posto giusto al momento giusto. Cosa intendo? Mah semplice: sono quasi tutte figure segate da altre aziende perché incompetenti e hanno avuto la fortuna, grazie al web, di aprire un blog e pagina Facebook quando nessuno ancora li usava. Così facendo sono diventati delle sorte di guru del web ma vi assicuro che l’unica competenza che hanno è incularvi.

Ora, che il web si sta evolvendo e i ragazzi studiano, queste belle figure mitologiche stanno iniziando a tornare disoccupate. Pensa che c’è pure chi mi ha chiesto se può collaborare per l’azienda per cui lavoro. MA TE PARE?

Caro lettore o lettrice, se stai pensando di metterti in proprio pensaci bene, molto bene e soprattutto non affidarti a chi ti sembra affidabile perché è ovunque. Informati su chi seguire e con chi formarti. La rete è piena di informazioni utili, lascia perdere i babbi del web che organizzano eventi a base di amore, poesia e amicizia che con 300€ (vitto, alloggio e trasporti esclusi) ti spiegano che per far diventare virale un post su instagram devi usare un #HASHTAG.

Cosa ne pensi?