“Avanti, Cindy, lo racconti pure al mio collega”.
“Bastardi!Rivoglio il mio bambino! Ridatemi Jacob!”
“Si calmi, siamo qui per aiutarla”.
“Prima voglio dell’acqua! Ora! Ho detto ora maledetti bastardi!” – la dottoressa Bermann assecondò la sua richiesta.
“Vi ho già detto tutto, ve lo ripeto. Sono arrivata qui ieri; dopo che mi si sono rotte le acque. L’ostetrica, dopo un breve controllo, mi ha accompagnato in camera. Dopo quattro ore di travaglio, ero pronta per la sala parto; viste le mie complicazioni, l’ostetrica ha ordinato un cesario. Non so perché ma, dopo l’epidurale, sono svenuta. Al mio risveglio tutto era annebbiato. Vedevo solo una sagoma nera; faceva strani versi. Poco a poco, iniziavo a distinguere le pareti con le piastrelle bianche e la sagoma si definiva fino a che non son riuscita a dargli un volto. Il mio bambino. Non aveva occhi e bocca, ma solo tre enormi buchi neri;era deformato e sussurrava: Perché?
Ora ditemi subito dov’è Jacob; vi prego. Ridatemi il mio bambino!”
“Bermann, aveva ragione; depressione post parto. Non ricorda il folle gesto dello scorso anno; procediamo con l’elettroshock.”