La Regina della Notte

Erano le sei del pomeriggio; Jerez si svegliò ancora devastato dalla notte passata. Il dopo sbronza era al culmine, un mal di testa lancinante, acidità di stomaco e un senso di pesantezza al petto indescrivibile; probabilmente aveva esagerato col fumo, o con la droga, o con entrambi. Mentre andava al cesso a pisciare, gli era tornata in mente la meraviglia a cui assistì poco prima di sbattersi la tipa rimorchiata al locale; vide sbocciare il fiore della pianta di cui si prese cura negli ultimi due anni. Ci mise un sacco di tempo, ma l’attesa ne valse la pena.

Tornò a vedere la pianta e già il fiore stava per morire; ancora poche ore e sarebbe caduto a concimare il terreno. Beh, alla fine lo sapeva, è una caratteristica della Regina della Notte.

Tornando dalla terrazza si fermò davanti al frigo, c’erano ancora otto birre; oggi non doveva uscire a fare la spesa. Ne stappò una e buttò giù un paio di pastiglie per combattere la maledetta emicrania. Neanche il tempo di grattarsi il culo e mettersi sul divano che suonò il telefono.

“Sì, pronto?”

“Ciao Jerez, come stai?”

“Mah, bene…Signor ? ”

“Mors, sono Mors.”

“Signor Mors… ci conosciamo? Non ricordo di averla mai incontrata….”

“Dammi pure del tu, non amo molto le formalità. Comunque si Jerez, ci siamo incrociati un paio di annetti fa in ospedale, ricordi? Ti avevo fatto recapitare la Regina della Notte.

“Diavolo! Sì, ora ricordo! Non ti ho mai ringraziato di persona per quella pianta magnifica; tra l’altro, sai che ha fiorito proprio stanotte?”

“Ahahahhaha, non scomodare Lucifero per così poco; beh, ho avuto un bel tempismo a chiamarti proprio oggi, non trovi?”

“Eh si, il destino. Beh Mors, diciamo che va tutto bene dai; mi sono svegliato con un’acidità di stomaco e un’emicrania devastante, in più ho un peso sul petto mica da ridere. Ma fa nulla, ieri sera ci ho dato dentro, alcool, una  donnaccia, cocaina. Come sempre. ahahahahahah.

Dicevi che ci siamo incrociati due anni fa; già, mi è andata bene in quel cazzo di letto d’ospedale.”

“Ricordo bene Jerez. Ricordo quando dicevi che ti serviva più tempo, che volevi rimediare a tutto, cambiare vita, sistemarti con Margareth, metter su famiglia e massimo due anni essere sposato e con prole!”

“Margareth…mi scaricò quattro mesi dopo la mia dimissione dall’ospedale. Aveva trovato l’ennesimo colletto sporco di rossetto. Fanculo anche lei, io non ho la testa per legami duraturi; vita da papà, giri al supermercato al sabato, centri commerciali la domenica; io vivo per lo sballo, amo il fumo, l’alcool, le droghe, e voglio fotterle tutte.”

“Si, punti di vista. In ospedale non la vedevi proprio così. Anzi.”

“Hai ragione Mors, ma sai, ero vicino a tirare le cuoia, quel maledetto incidente automobilistico stava per strapparmi a questo pianeta; è normale che mi stessi cagando sotto e volevo più tempo. Un po’ come quando prendi una mega sbronza e il giorno dopo, in pieno hangover, giuri e spergiuri che non berrai mai più. Una cazzata enorme, tempo che la pastiglia per il mal di testa faccia effetto e via che sei al bar a distruggerti col Whisky. Cazzate che si dicono. Forse è l’istinto di sopravvivenza. Guardami ora, sono un LEONE; mi sono ripreso al trecento per cento, potrei spaccare il mondo.

Aspetta, vado a bermi un po di Jack e mi accendo una sigaretta; voglio vedere se magari mi passa la pesantezza, non agganciare!”

“No, tranquillo, io non ho fretta.”

“Hey, ci sei ancora?”

“Si si.”

“Cosa stavamo dicendo? Ah si l’incidente e la voglia di spaccare il mondo. A proposito di spaccare, dovevi vedere che sventola mi sono schiacciato l’altra notte. Al locale dove ci siamo incontrati abbiamo bevuto parecchio eh! Poi voleva darmela, cosa facevo, rifiutavo? Sono una persona educata! ahahahahahah.”

“Ah ah ah ah ah.”

“Mors ascolta, passa di qui stasera, non sul presto; facciamo prima di mezzanotte ok?”

“Ci sto Jerez, passerò circa a metà dell’ultima clessidra di questa giornata”

“Mors, sei sempre complicato te e i tuoi paroloni, passa quando cazzo ti pare, basta che passi! Stasera ce la spassiamo assieme vecchio mio!”

Mancava mezz’ora a mezzanotte ed era uno straccio, faceva fatica a respirare. Mors era appena arrivato, puntale come un orologio svizzero ed elegante come un uomo d’affari; non voleva esser da meno per l’occasione.

“Mors, benvenuto! Dobbiamo andare a donne, non al cimitero! Ti sei vestito da becchino? Abito stupendo e di ottima qualità, ma camicia e cravatta nere potevi evitarle; già sei bianco e pelle e ossa, poi con sta pettinatura all’indietro con tanto di brillantina!!!!”

“Ciao Jerez. Spiritoso come sempre. Non hai una bella cera, sicuro che vuoi uscire, o vuoi stenderti un attimo? Tra l’altro, il fiore com’è messo?”

“Mi sento una merda, ma ci sono, non preoccuparti. Stasera si scopa. Vieni sulla terrazza, ti faccio vedere il fiore prima che muoia.”

“Certo, andiamo.”

“Guarda vecchio mio, è ancora lì appeso per un soffio.”

Jerez stava per finire la frase, ma al rintocco di mezzanotte il fiore cadde sul terreno e il nostro amico si accasciò per terra; i medici diagnosticheranno il decesso a causa di un infarto; l’aorta gli si era spappolata.

Mors, lo sapeva. Tutti sanno che la Morte non si può evitare. Due anni fa il nostro Mors decise solo di mettere alla prova Jerez, per vedere se avrebbe apprezzato il valore di quel tempo in più che tanto elemosinava e decise di regalargli.

Cosa ne pensi?