“Il mio sogno è sempre stato quello di aprire un Locale.”
Sento, e ho sentito, un sacco di persone pronunciare quella frase; come se aprire un pub, o una birreria, sia una cosa semplice.
Poi continuano: “Ma si, cosa ci vuole, firmo con quello così mi danno i gadget e mi arredano il locale, faccio due panini, prendo una cameriera figa, mi tiro un po’ il culo e così faccio i soldi.”
Gli Italiani si sentono tagliati per il mondo della ristorazione; pizzeria, pub o ristorante che sia. Quello che non capiscono, prima di aprire, è quello che serve per far girare bene un’attività dove, oltre al buon prodotto, vendiamo noi stessi; in realtà capiscono quali sono stati i loro errori, ma solo dopo il fallimento dell’attività. Prima la colpa è del posto che è in una pessima posizione, poi dei dipendenti, poi dei prodotti e infine dei clienti che non apprezzano il locale.
No, la colpa è solo della tua incompetenza perché credi che fare l’oste sia un lavoro semplice, invece è uno stile di vita.
La tua incompetenza ti ha fatto arredare il locale in un modo osceno, ti ha fatto scegliere prodotti che fanno cagare e, sopratutto, non sei capace di capire la tua clientela.
Ho frequentato parecchi locali, sia da dipendente, sia da cliente; ultimamente di più la seconda.
Con grosso dispiacere sono davvero pochi i Pub che considero tali e nei quali mi sento a casa e frequento volentieri. Ogni volta che entro in un nuovo pub, o birreria che sia, mi bastano cinque minuti per inquadrarlo.
Quasi tutti hanno una lista che vuol essere originale e diversa dalle altre, invece le cose offerte hanno dei nomi ridicoli. E sopratutto Vodka, non si scrive Vokda, Vodcka o Vodca.
Le birre, anche se commerciali e non artigianali, vanno servite nei giusti bicchieri; idem per i cocktail. Se non sei capace, torna a fare il metalmeccanico.
Dalle 18.00 alle 20.00, 7€ a drink e mangi a volontà: pizze del mattino fredde, olive dallo strano colore verde, cetrioli sottaceto, cipolline sottaceto, capperi sottaceto, salame Milano, prosciutto di spalla di suino, insalata russa importata da ex soldati del KGB, pasta fredda che cammina da sola. Happy Hour: lo stai facendo nel modo sbagliato. Sono le ore più tristi del tuo locale.
Il Karaoke. Non credo serva che io scriva altro in merito.
L’hamburger. Ultimamente ho notato questa moda americana di presentare, ai propri clienti, hamburger e patatine steakhouse. Ottime, ma magari non nel tuo locale. Il 95% dei vostri prodotti ha un pane scadente, la carne fa pietà e le patine sono salate e piene d’olio. No IDIOTA, se sali troppo le patatine non bevo di più perché ho sete, ma non le prenderò più nel tuo cesso di locale.
Ah, nei cheeseburger ci va il ceddar, no la fontina.
Panini e piadine. È buona norma scaldarli; il prosciutto freddo da frigo, con la piadina o pane gommoso, anche no.
Soft drink. Se ti chiedo lattina di coca cola, mi dai una lattina di coca cola; altrimenti ti avrei chiesto una coca cola alla spina. Se non hai le lattine, mi avvisi. Grazie.
Gli amari vanno nel proprio bicchiere, le grappe in un altro, i liquori in un altro ancora. Si, gli amari si servono col ghiaccio, quindi non chiedetemi: “Lo Jagermeister con o senza ghiaccio?”
L’arredo. Ecco, non pretendo chissà cosa, ma vendere Guinness non fa di te un Irish Pub se poi come arredi hai usato gli scarti di un oratorio estivo di fine anni sessanta.
Vuoi fare il simpatico con tutti ma sei, come direbbe Nico Giraldi, “un dito ar culo”. I tuoi clienti devi capirli e comportarti di conseguenza.
Quindi, per chiudere il discorso, se vuoi aprire un’attività nel mondo della ristorazione, fallo perché ci credi e senti la “vocazione”; non improvvisarti, sprechi tempo, soldi, ci perdi la faccia e fai incazzare un sacco di gente.
Devo fare come il mio idolo Antonino Cannavacciulo e fare un programma: PUB DA INCUBO. Dai, se mi conosci e mi hai visto lavorare dietro a un bancone, mi hai trovato sempre sbronzo. Lo so, sono i rischi del mestiere!
“Mi piacerebbe aprire un pub, così ho una scusa per bere.”
Ho una scarsissima esperienza in fatto di pub. Mai stata una dipendente (credo non reggerei più di due ore) e frequentati pochissimo, anzi forse per nulla. Che differenza c’è tra un bar e un pub? Mah…
Dici tante cose sagge e condivisibili, però!
Grazie! 🙂
Eh bar e pub…c’è un abisso, solo che i gestori non lo sanno.
Quante cose devo ancora imparare in vita mia!
C’è sempre da imparare.
Io so solo cose futili, ad esempio.
Se mai un giorno mi darò alla vita mondana, so già dove trovare un ottimo maestro!
Grandeeee!
Oreste facciamolo! Pub da incubo è geniale e di localacci ne ho già visti un sacco!
Ahahahahha! Grande!
Bene, contattiamo DMax per la sponsorizzazione… Saremo invidiati da tutti: pagati per sbronzarci al bar.
Il mio sogno!
Scrivi te a DMax?
Tranquillo
Pensa un po’, io ricamo sopra l’idea della libreria con cucina. Sai come una libreria, però più familiare e dove puoi berti un caffè e scrofanarti dolcetti e pasticcini, che ovviamente hanno nomi di libri. Ho solo un problema: io la clientela non la sopporto!
Ottima idea! In effetti, il non sopportare la clientela può essere un problema… Ahahahahah